Amedeo Nerozzi è un nome che a molti dice poco. Qualcuno sa che a lui è intitolata la sezione ANPI di Marzabotto, altri forse sanno che esiste una via intitolata a Nerozzi nello stesso Comune.

Purtroppo come spesso accade il tempo appanna i ricordi ed anche i più grandiosi atti eroici si perdono nel lento incedere del tempo.

La vicenda umana e politica di Nerozzi parte dalla terra. La terra lavorata con fatica da bracciante agricolo, come tanti suoi compagni di lavoro. Negli anni venti del secolo scorso una moltitudine di genti lavorava come bracciante in condizioni di lavoro pessime e senza nessuna tutela. Il giovane Amedeo, prende coscienza della sua situazione e capisce che se vuole cambiare la situazione deve farlo assieme agli altri. In breve diventa un abile organizzatore sindacale della prima lega bracciantile di zona, in lotta contro i ricchi proprietari terrieri.

Il lavoro sindacale si affianca a quello politico e Nerozzi diventerà prima consigliere comunale e poi sindaco del comune di Marzabotto. Nel frattempo (siamo nel 1921) Nerozzi ha aderito al neonato Partito Comunista Italiano.

Il regime fascista nel 1922 arriva al potere e costringerà all’esilio tutti gli oppositori, tra i quali lo stesso Nerozzi. Nel 1925 Amedeo ripara in Belgio, dove si occupa dei problemi dei lavoratori delle miniere, poi nel 1936 accorre in Spagna in difesa della Repubblica, nelle Brigate Internazionali. Morirà nel 1937 presso l’ospedale di Mora dell’Ebro, a seguito delle ferite riportate durante un bombardamento.

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