Sono andato a vedere i Metz.

Metz

Il Freakout si trova sotto il ponte di via Stalingrado. Un bel posto per fare due passi di sera. Così spezzi la settimana.
Il locale è buio, ancora poca gente tesserata e timbrata. Davvero non erano in molti quando sono arrivato.
Dopo diverse mezz’ore d’attesa iniziano a suonare gli His Electro Blue Voice, gruppo noise. Psicologico. La rabbia del cantante, Francesco Mariani, trasmette alla platea che comincia ad affollarsi la necessaria alterazione utile a salire un po’ di giri e scaldare l’atmosfera, in attesa del live dei Metz.
Dal bancone del baretto interno ci si accorge di quanto ristretto sia il locale, la folla che entra fino a riempirlo. Le birre in lattina, gelate, confermano l’aria underground che si respira.
Mezzanotte buona. Ecco i Metz. Una furia. Alex Edkins, il cantante, faccia da nerd, occhiali da vista e riccioli rossi. Hayden Menzies, batteria, e Chris Slorach, basso, non riescono proprio a stare sul palco, scatenati.
Si comincia subito con i due pezzi di apertura del nuovo album, II, la carica è al massimo. Si sente subito il tono hardcore della band canadese, sempre misto a quel grunge di matrice nirvaniana che tanto mi fa pensare a Bleach.
Il pubblico recepisce, iniziano a vedersi i primi della fila rimbalzare, poi fluttuare sopra gli altri corpi. Il freakout è sempre più rovente.
Edkins chiacchiera con noi, si dimena, fino a ribaltare microfoni e casse. Il palco non lo può trattenere.
Mentre uno dopo l’altro di fianco a me si lanciano verso il pogo, per sfogare tutto se stessi, i Metz macinano instancabilmente alcuni pezzi del primo album, come la disperata Knife In The Water. Si torna poi nella zona di Seattle con Spit You Out. Edkins esplode una serie di pezzi che ribaltano il locale, pieno. Slorach, con le sue frustate di basso, a malapena rimane sulla pedana. Il rumore, il lamento, la distruzione, sono al loro apice, non è più possibile per la folla comprendere la situazione.
Cinquanta minuti, un’apnea che come succede per il singolo The Swimmer svuota la testa dei paganti liberandoli dai dogmi della quotidianità, una carica urlata che potenzia la nostra voglia di sfidare il mondo. Un giovedì sera, per spezzare la settimana. E ti sei sparato i Metz. Sto decisamente meglio.

Leo

 

 

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Autore
Leonardo

Trenta da poco.
Cresce nel verdissimo paesino marchigiano, poi il trapianto a Bologna, tra studi e lavoro. Diventa la città su misura, dove convivono arte e musica, sballo e balotta, e la possibilità di finire sulla strada di RFA.

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