“Una sola cosa ho odiato e combattuto: l’ingiustizia”.

Lorenzo Giusti (Gennaio 1962)

La storia di Lorenzo Giusti parla di binari.

Perché Lorenzo Giusti è stato un ferroviere, ma soprattutto perché Lorenzo Giusti durante la sua vita si è trovato davanti a diversi crocevia. E quando ha dovuto scegliere ha scelto sempre la strada più dura, perché era convinto che valesse la pena combattere per le proprie idee, combattere contro l’ingiustizia.

La vita di Giusti sarebbe da film se si pensa a quante ne ha passate e dove è arrivato. Il ferroviere anarchico che entra nel primo sindacato dei ferrovieri (SFI) e con questo partecipa alle prime mobilitazioni dei lavoratori organizzati. Iniziative estreme ed eroiche come lo potevano essere quelle dei primi sindacati negli anni venti, in Italia.

L’agitatore anarchico che – perseguitato dal regime fascista – è costretto a prendere la strada dell’esilio.

L’esiliato che partecipa alla guerra di Spagna in quella battaglia campale che passerà alla storia come “la battaglia del Monte Pelato” assieme a figure storiche come quelle dei fratelli Rosselli o Camillo Berneri.

Il vecchio reduce che poi torna in patria per combattere il fascismo.

E poi l’anarchico che entra in consiglio comunale, diventando assessore nella prima giunta della città di Bologna, finalmente libera! Il Giusti assessore alla polizia municipale, impegnato nei problemi del traffico e del decoro urbano.

Morirà una mattina di gennaio del ’62 dentro una sezione socialista.

Stava scrivendo una lettera di commiato ai suoi compagni, una lettera che non è riuscito a terminare che conteneva  la frase di cui sopra, una dichiarazione d’intenti del vecchio combattente che suonava anche come un monito per i giovani compagni: L’ODIO PER L’INGIUSTIZIA.  

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