L’hardcore dei Touché Amoré al Covo

touché amoré

Ci dirigiamo verso il Covo armati di zainetti e bottiglie di birra. Io ed i miei amici, gli storici di concerti passati, stasera come allora carichi di aspettative malsane. Eccitati dalla location scelta per un concerto del genere. Suonavano i Touché Amoré, californiani, introdotti dagli Angel Dust.

Anni che non venivo qua, tanto da non ricordare la conformazione del locale, la disposizione dei bar.

È ancora presto. Giri di birre. A bancone. Più acqua che birra in quel bicchiere. Uno. Due. Tre. Quattro. Ci siamo.

Non ricordavo l’accesso al palco. È come covo che si rispetti. Una strettoia precaria, soprattutto in quel momento, uno sbocco scuro e affollato su di uno stanzone piacevolmente claustrofobico.

I quattro di Los Angeles si fanno attendere. Lui, Jeremy Bolm, il cantante, è un ragazzo dalla faccia pulita e dalla voce innocente.

Subito forte. I TA ripropongono quasi interamente la loro ultima fatica, l’album Stage Four. Passiamo quindi dalla rabbiosa Flowers And You alla più introspettiva Skyscraper, con in mezzo tanto sudore e sgomitate. Il tema di fondo è infatti la perdita della madre da parte del cantante, episodio che segna totalmente testi e ritmi, e che fa a mio parere di Stage Four un’opera originale e autentica, ben strutturata e assolutamente non deludente.

La band propone molti pezzi, tra cui la mia preferita Rapture, ed anche gli altri singoli del cd, Displacement e Palm Dreams, intervallandoli con il precedente successo, l’album Is Survived By.

L’atmosfera si scalda sempre più. Il covo è un’arena. Bolm si affaccia sulla folla estasiata. Un felino che ruggisce il suo dolore, covato dentro, incontenibile adesso.

Il concerto vola, come anche diversa gente nel pogo, non ci accorgiamo neanche di arrivare al termine. Vedo le facce appagate della mia crew. Lo scetticismo che poteva rapire il pubblico a causa dei toni più orecchiabili di alcune parti di album, vuoi dovute alla delicatezza dell’argomento vuoi per marcarne l’accezione personale, è superato dalla qualità della musica che la band propone.

Le facce appagate sono anche visibilmente assetate, la botta hardcore è ancora in circolo quando torniamo a dissetarci, il Covo si sta trasformando nel locale che ricordavo, con musica poppissima e studentelli hipster. La sete deve continuare. La compagnia è molto agguerrita. Vi risparmio il finale.

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Autore
Leonardo

Trenta da poco.
Cresce nel verdissimo paesino marchigiano, poi il trapianto a Bologna, tra studi e lavoro. Diventa la città su misura, dove convivono arte e musica, sballo e balotta, e la possibilità di finire sulla strada di RFA.

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