Altered Carbon

di Paolo Riccio

Ammetto di aver barato. Sia per una questione di visibilità, sia per mancanza di tempo, ho preferito recensire una serie tv piuttosto che l’opera originale, il libro di Richard Morgan Bay City.

E ammetto di non averlo ancora letto. Adesso sta a voi decidere se volete continuare a leggere o no.

La vicenda parte da questo presupposto: Se fosse possibile estrarre la coscienza dalle persone, e impiantarle in altri corpi una volta che la propria custodia( questo è il nome dato al corpo fisico) viene danneggiata in modo irreparabile, così da sconfiggere la morte per sempre, che direzione prenderebbe l’umanità?

Inutile dire che nella serie la direzione presa non è esattamente la più auspicabile . La morale è totalmente distorta, la gente cerca nuovi modi per passare il tempo, ormai infinito, e il capitalismo più sfrenato ha vinto.

Le custodie possono essere comprate, i poveri possono permettersi solo custodie di bassa qualità, costringendosi quindi a decidere se continuare a vivere in corpi inospitali, di sesso diverso o di età lontane, oppure mettere in pausa la propria coscienza e vivere in una specie di limbo, fino al momento di una eventuale e possibile riattivazione. I ricchi possono permettersi le custodie migliori, possono decidere di giocare con quelle altrui (i combattimenti all’ultimo sangue sono uno dei principali divertimenti dei benestanti), di scambiare i corpi delle proprie mogli o mariti per il gusto di provare qualcosa di diverso e, in definitiva, di fare ciò che vogliono per combattere la noia della loro immortalità.

In cima alla piramide sociale ci sono  i MAT, le persone più ricche del pianeta, che possono permettersi una serie di propri cloni e un backup dei propri ricordi ogni 48 ore, così da poter evitare la vera morte( la distruzione del dispositivo che contiene la coscienza). I MAT vivono centinaia e centinaia di anni, sviluppando ogni forma di perversione per poter affrontare il tempo che passa senza alcuna prospettiva ed esercitando un controllo quasi divino sulle persone normali.

E’ proprio dal tentato omicidio di uno di questi MAT che parte la storia. Seguendo l’indagine privata commissionata da questo magnate lo spettatore si ritrova ad analizzare tutte le degenerazioni derivanti dallo sviluppo di una coscienza elettronica staccata dal corpo. Abbiamo la tortura virtuale, abbiamo i problemi etici e religiosi, abbiamo il disorientamento derivante dal continuo cambio di custodia delle persone così come nuove tecniche di investigazione e di guerriglia.

L’opera crea dal nulla una nuova ambientazione, con la sua mitologia e struttura sociale, senza affidarsi al citazionismo o senza riciclare idee o ambienti già sfruttati a sufficienza. Questa ambientazione può prestarsi sia ad una feroce critica sociale sia ad un semplice contorno per violenze gratuite.

Ed è qui il problema principale della serie. In alcuni punti la violenza diventa eccessiva e fine a se stessa. Spesso si fa fatica a capire le intenzioni degli autori. Se in alcuni punti le scene crude sono necessarie a far passare un messaggio critico, a far pensare lo spettatore o a far proseguire la storia, in altri punti sembrano solo inserite per riempire i momenti morti di alcuni episodi e non rendere troppo pesante la storia. Questa scelta però può essere controproduttiva. Chi si avvicina alla serie per il suo messaggio e per la sua storia può ritrovarsi infastidito da queste scelte tipicamente americane e chi vuole solo violenza gratuita guarderà in ogni caso altro.

Tranne questo neo la serie è un must per ogni amante della fantascienza, ma può essere goduta anche dai neofiti del genere, anzi può essere considerata un ottimo punto di partenza per avvicinarsi a questo mondo immenso, bellissimo e variegato che è la distopia. Un modo diverso per affrontare e per analizzare problemi sociali e politici, un modo, per certi versi, più efficace, diretto e, se vogliamo, popolare.

Questo articolo è tratto dal  blog ‘The Subway Wall’https://thesubwaywall.net/2018/04/15/altered-carbon/

Per approfondire, visita il sito: https://thesubwaywall.net/

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