A che punto è la notte?

Oggi è un giorno triste. Triste perché ieri abbiamo assistito inermi ma ben consapevoli ad uno stupro.
Lo stupro che vedete nella foto è lo sfregio portato a termine da alcuni individui in Piazza Nettuno, dove un intero muro coperto da foto ricorda l’estremo sacrificio dei partigiani e delle partigiane bolognesi. Quei morti hanno lottato per la libertà, anche quella degli stessi individui di cui sopra.
Ci auguriamo che la foto sia un fake, che simili gesti non siano avvenuti, non a Bologna, non in Piazza Nettuno.
Purtroppo però il sonno della ragione può generare mostri. Ed occorre capire che bisogna organizzarci, mobilitarci tutti per affrontare con fermezza e determinazione il momento che stiamo vivendo, coscienti anche dei limiti che abbiamo, nella fase attuale. Una crisi culturale ancor prima che sociale ed economica.
C’è chi dice sia incoerente dirsi democratici, libertari, aperti, solidali eccetera….. e allo stesso tempo manifestare contro una manifestazione autorizzata.
Può essere che sia vero.
C’è chi dice che non sia stato utile fare ulteriore pubblicità ad un evento tutto sommato mediatico che di per sé ha richiamato un numero limitato di persone, e che bisognasse lasciarli fare per non prestare il fianco alla provocazione.
Anche questo può essere vero.
E poi c’è chi dice che ormai non ha più senso manifestare, che bloccare una città è inutile oltre che dannoso. Ok.
Non crediamo di detenere noi soli la verità in mano e che la coerenza sia solo dalla nostra parte.
Ci terremo però a mettere alla luce alcuni fatti.
Ci sono oggi forze politiche e di opinione in Italia ed in Europa che apertamente dichiarano il loro odio, la loro avversione verso tutto ciò che è diverso, verso chi proviene da oltre il mare attraversando montagne e pianure per venire qui, per mille motivi e per mille ragioni.
Di sicuro è stato molto difficile per loro e la grandissima parte delle situazioni da cui sfuggono è poco piacevole, per usare un eufemismo.
Senza nessuna remora alcuni dei politici che hanno manifestato ieri in Piazza Maggiore discriminano persone per la loro provenienza o per la loro cultura.
Le diversità anziché fonte di arricchimento, diventano un ostacolo al vivere quotidiano, qualcosa da respingere, eliminare, a suon di famigerate “ruspe”.
Per riscuotere consensi si fa leva su frustrazioni, scontento e paura; tutte cose che possono essere comprensibili in un momento come questo.
Un aspetto molto importante da considerare è che proprio in questo modo le società passano ad essere da evolute ad involute, si chiudono, perdono capacità, esperienze, possibilità di scoprire e conoscersi.
I paesi europei con il maggior livello di sviluppo tecnologico, culturale e che godono di standard di vita molto alti sono espressione soprattutto di società aperte mentalmente, multiculturali e tendenti al progresso.
Noi diciamo a questo proposito due cose:
La prima è che vi sono altri esempi nella storia in cui in nome anche della democrazia, si è lasciato che queste forme di insofferenza, poi di intolleranza e poi di odio prendessero una forma politica e infine prendessero il potere. Germania 1933, tanto per citarne una. O Italia 1922 per avere un esempio a noi più vicino.
In entrambi i casi sappiamo tutti come è andata a finire.
La seconda cosa è che la democrazia prevede una specie di “sistema di autodifesa” da chi si propone di distruggere la democrazia stessa.
In Italia abbiamo due leggi (la legge Scelba e la legge Mancino) che vietano la ricostituzione del disciolto partito fascista (la prima) e la formazione di gruppi che incitino all’odio razziale, religioso o etnico (la seconda).
Ieri alcuni episodi hanno fatto ripiombare l’orologio indietro, molto indietro e quindi riteniamo giusto aprire una riflessione su quanto successo. Non pensiamo solo a questioni di ordine pubblico, come solitamente si usa fare in questi casi. Pensiamo alla nostra società, a come i media hanno affrontato la notizia ed alla realtà di alcuni fatti.
Quello che forse occorre chiedersi fin da subito è quale è lo stato di salute della nostra democrazia o, per dirla come un celebre giallo degli anni ’70, a che punto è la notte?

By Michele e Manuel

Per tutti sono Meso, all’anagrafe Manuel Mesoraca e se preferite anche solo Manuel. Faccio parte della redazione ma prima ancora sono tesserato ANPI, sezione di Marzabotto. Quindi mi occupo di Resistenza, più precisamente di luoghi e storie legati ad essa. Qualcuno diceva che la storia è maestra di vita ma purtroppo fatica ad avere scolari, noi nel nostro piccolo, speriamo di contribuire a mantenere viva la memoria. Non come sterile esercizio di date, nomi e morti ma come qualcosa che ci serva, anche per interpretare meglio questi anni difficili.

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