Diamo voce al problema: lo sportello d’ascolto ed il ruolo della rete

di Stefania Comai, psicologa e operatrice di sportello

Chi vive un problema con il gioco d’azzardo, che sia un singolo individuo, una coppia o un nucleo familiare, difficilmente può affrontare da solo la situazione in maniera efficace e tempestiva. Eppure la richiesta d’aiuto spesso rimane sommersa e solo in pochi arrivano ai servizi socio-sanitari specializzati (Ser.D.P., gruppi di supporto, sportello sovraindebitamento e altri). Le resistenze di un giocatore o di un familiare possono essere di diversa natura: può esserci scarsa consapevolezza o negazione del problema, timore del giudizio sociale, vergogna, desiderio di non essere associati ad altre forme di dipendenza ancora fortemente stigmatizzate. Ciononostante il gioco può interessare chiunque, a prescindere da età, genere ed estrazione sociale. La crescente proliferazione delle offerte di gioco online ha inoltre reso gli adolescenti una fascia di popolazione particolarmente a rischio. Diventa per questo sempre più importante parlare apertamente di gioco in termini di consapevolezza e di rischio, di patologia anziché di vizio, di sofferenza più che di debolezza personale.

Chi vive un problema con il gioco d'azzardo, che sia un singolo individuo, una coppia o un nucleo familiare, difficilmente può affrontare da solo la situazione in maniera efficace e tempestiva. Eppure la richiesta d'aiuto spesso rimane sommersa e solo in pochi arrivano ai servizi socio-sanitari specializzati.

Da queste premesse nasce l’esigenza di attivare uno spazio di ascolto meno connotato, ad accesso libero e gratuito, che possa offrire un primo servizio di consulenza ed orientamento: nasce così nel 2019 il nostro primo sportello di “Vite in Gioco” a Vado di Monzuno.

Lo sportello rappresenta spesso un primo approdo per chi vive un problema con il gioco, sia essa la persona direttamente interessata, un familiare o un conoscente. Il primo passo che proponiamo come operatori spesso consiste nell’accogliere e contenere i vissuti di confusione, ansia, senso di colpa, impotenza che la persona porta. Risulta quindi utile aiutarla a descrivere la situazione in maniera oggettiva, valutando l’entità del problema ed il suo impatto sullo stato emotivo, le relazioni, le abitudini di vita e, non da ultimo, la situazione finanziaria e patrimoniale. Non da ultimo è per noi importante offrire orientamento sui servizi sociali, sanitari e legali che possono risultare più idonei a rispondere alle esigenze che sono emerse dal dialogo. Lo sportello offre a questo proposito anche la possibilità di prenotare un colloquio di orientamento legale presso la stessa sede con un’avvocata che collabora al progetto.

Lo sportello vuole però essere anche un servizio flessibile e quanto più possibile presente in maniera capillare. In questo senso ci siamo resi conto dell’importanza di lavorare in rete con altre realtà pubbliche o private del territorio per intercettare precocemente il bisogno e intervenire non solo dove troviamo già interesse sul tema ma dove c’è reale necessità. In questo senso ci rendiamo disponibili ad incontrare eventuali persone coinvolte da questa problematica anche in altre sedi, se può essere opportuno, per un colloquio di conoscenza e di presentazione del servizio. Allo stesso modo diventa per noi importante organizzare interventi di informazione e sensibilizzazione presso associazioni, centri socio-ricreativi, eventi di comunità sul territorio dell’Appennino Bolognese. Lo scopo ultimo diventa sviluppare nella comunità maggiore conoscenza delle dinamiche che possono portare al gioco e capacità di intercettarne i segnali precursori nell’ottica di promuovere una rete comunitaria che agisca come sentinella e risorsa di tutela e supporto.

Autore
Donato

Di lui si sa poco.
Dicono si aggiri per gli studi di RFA dal lontano 2009, e che sia possibile ancora oggi vederlo aggirarsi sui palchi durante gli eventi live. Qualcuno giura addirittura di averlo sentito parlare ad un microfono o di averlo visto mentre intervistava qualche torvo personaggio.
Noi sappiamo solo che si chiama Donato, e che a volte gli piace usare il pluralis maiestatis per parlare di se.

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