La via Francigena, itinerario storico che congiunge il centro Europa a Roma, sta godendo di un’aumentata notorietà grazie all’esperienza del cicloturismo e del rinnovato interesse nei confronti dei cammini sulle slow ways.
Il tragitto, descritto per la prima volta nel X secolo dall’arcivescovo di Canterbury Sigerico, è divenuto nei secoli una delle più importanti mete di pellegrinaggio per i devoti che si recano a Roma.
Questo è solo l’antefatto per poter scrivere delle vacanze alternative di una pigra camminatrice poco credente sulla via di Francesco.
Perché ho scelto di spendere le mie vacanze scarpinando sugli sterrati del centro Italia è presto detto.
Volevo mettermi alla prova su un percorso davvero diverso dall’ordinario. Lo volevo fare condividendo l’esperienza con il mio fidanzato, perché è molto facile dare il meglio di se quando l’unico problema della giornata è alzarsi dalla sdraio per andare a prendere due spriz. Un po’ meno facile è decidere di essere a disposizione dell’altro quando entrambi si è già carichi di peso, con il fiato corto e la meta è ancora lontana.
E siccome la vita è tutta questione di fiato, e siccome questa vita abbiamo deciso di passarla insieme, sembrava logico più o meno ad entrambi di fare una sorta di prova generale durante la quale -sia chiaro- quella che ha più possibilità di essere spinta giù da un dirupo per sopraggiunti limiti di sopportabilità è chi vi scrive.
Quel che non sapevo, scritto qualche giorno dopo la partenza e al primo giorno di stop forzato causa distorsione alla caviglia, è che lungo il cammino il tesoro da scoprire è inestimabile.
- Sul cammino tutte le persone sono uguali. Non importa come sei vestito – sicuramente in maniera orrenda – ne quanti soldi hai in tasca. Ti ritroverai a mangiare frutta o panini seduto per terra, a dormire in camerate da 20 persone con 2 bagni in tutto e penserai che è la normalità. Anche se da casa avresti spergiurato che mai avresti fatto una cosa del genere.
- Mentre cammini le persone ti sorridono e ti salutano. Si fermano se ti sei fermato e ti chiedono chi sei con vivo interesse, ricordandosi addirittura il tuo nome. Che un polase, un sorso d’acqua o un cerotto non si negano a nessuno.
- Camminare fa male. Ci sono parti del corpo di cui ignoriamo l’esistenza fino a quando non si mettono a dolere così intensamente da farsi identificare, nominare e memorizzare. Poi si placano per lasciare spazio a nuove scoperte e nuovi dolori. I chilometri percorsi si contano in base alla parte dolente. Generalmente a fine tappa mi sembra di camminare sopra a due taglieri da sushi in legno, mentre sono ancora dentro alle mie comodissime ginniche con soletta memory foam.
- Se hai portato più vestiti o accessori del dovuto è peggio per te. Io ho tre magliette decathlon di colore orrendo e non mi farò selfie per mostrarvele.
- Non si muore di male ai piedi (o alle gambe). Non si muore di sudore. Non si muore di cammino. Ma sotto sforzo ogni alito di vento, ogni fontana, ogni nuvola è una bellezza.
- Questa devo ricordarla a me stessa nei prossimi giorni.
- La Francigena, ma anche Santiago, il cammino degli Dei, qualsiasi percorso non è una gara. Non ci sono riconoscimenti per chi arriva prima. Non c’è gusto nel superare, se non i propri limiti. Questo viaggio, come credo gli altri, è un modo per riconnettere le radici con la terra e con il prossimo. L’agonismo non è previsto né preso in considerazione.
- Ci deve essere un bug nella guida o nel senso d’orientamento mio e del mio fidanzato per il quale, per ogni tappa percorsa fino ad ora, abbiamo allungato di qualche chilometro.
- Le indicazioni sulla Francigena sono quantomai fuorvianti e somigliano pericolosamente a quelle di Alice. Ok che tutte le strade portano a Roma, ma sarebbe meglio risparmiare più energie possibili dato che la strada è lunga. Dove sono i miei palmipedoni?!
- Sembra di essere a Pechino Express. Noi siam quelli che il passaggio non lo beccano mai. Ma non ci sono telecamere né ricompense in gettoni d’oro o ospitate in TV. Ma sono certa che alla fine mi sentirò ugualmente molto, molto ricca.
PS: per scrivere e intraprendere questo viaggio nessuna Saki è stata drogata o maltrattata. Tutte le decisioni sono state prese in pieno possesso delle mie facoltà intellettive (?) e le frasi riportate pure. 🙂
Buone vacanze a tutti.