Come e cosa è cambiato a Ventimiglia

treno Ventimiglia
treno Ventimiglia
Molti treni transalpini fanno quotidianamente la spola tra la Costa Azzurra e Ventimiglia. Nonostante gli stringenti controlli della Gendarmerie, ogni giorno, gruppi di migranti tentano di oltrepassare la frontiera in treno

Ventimiglia ha continuato a trasformarsi, anche dopo il nostro ritorno. In questi tre mesi alcuni importanti avvenimenti hanno cambiato – talvolta radicalmente – lo scenario descritto in febbraio. Ecco, dunque, un breve riassunto per cercare di comprendere la recente evoluzione.

Non facciamo in tempo a salire sul treno diretto a Bologna che, il 9 febbraio, Matteo Salvini arriva in città per partecipare ad un evento organizzato presso il Teatro Comunale. Accolto e acclamato da oltre 500 persone, il leader del Carroccio è l’unico segretario nazionale di partito ad aver fatto tappa a Ventimiglia durante la recente campagna elettorale.

Forse, dunque, non è un caso che lo scorso 4 marzo la coalizione di centro-destra abbia fatto incetta di voti nel comune ligure. Sia alla Camera che al Senato, la Lega risulta essere il partito che ha ottenuto più preferenze. In entrambi i rami del Parlamento, il sodalizio Lega-FI-FdI ha scollinato la soglia del 50%. Sparita dai radar, invece, la coalizione di centro-sinistra, arrestatasi sotto al 15%. Sintomi evidenti della spaccatura che continua ad attraversare la città, divisa fra chi vuole accogliere e chi respingere a tutti i costi, con una preoccupante propensione verso i secondi.

A mettere ulteriormente alla prova la tenacia dei migranti, nell’ultima settimana di febbraio Ventimiglia è stata colpita da una delle più copiose nevicate dagli anni ’80: la neve e il gelo hanno messo in serio pericolo l’accampamento costruito sotto il Ponte delle Gianchette.

Le temperature sotto lo zero e le nevicate abbondanti hanno attivato una catena di solidarietà tra le associazioni del territorio. Secondo Primocanale.it, la Croce Rossa di Ventimiglia e il Comune si sono attivati per “allontanare i profughi dalla zona e fornire loro un posto riscaldato” per affrontare le fasi più critiche della notte. In un primo momento, molti migranti – impauriti e titubanti per la possibile raccolta di impronte digitali – hanno desistito. Così, la Prefettura – in accordo col Comune – ha stabilito che nessun riconoscimento o schedatura potesse essere fatta.

“Valutata la situazione, la Prefettura ci ha dato l’autorizzazione per fare entrare i migranti nel centro di accoglienza del parco Roja senza l’obbligo della presa dell’impronta digitale. Volevamo garantire un posto caldo per queste persone, soprattutto per le tante donne e bambini che vivono nell’accampamento” spiega Vera Nesci – assessore ai Servizi sociali del Comune di Ventimiglia – in un’intervista rilasciata sempre a Primocanale.it.

Anche Eufemia, centro di raccordo principale per i volontari di Ventimiglia che assistono i migranti, si è attivato raccogliendo guanti, maglioni, sacchi a pelo e legna per la notte: elementi indispensabili per la sopravvivenza dei migranti. In pochi giorni, il piccolo magazzino del Point si è riempito grazie al sostegno capillare  da parte di associazioni italiane e internazionali.

Superata la crisi climatica, gli accampamenti hanno continuato a moltiplicarsi, aumentando però la tensione nel quartiere Gianchette. In diverse occasioni, il nervosismo è sfociato in episodi di risse e aggressioni fra migranti per l’utilizzo delle tende lungo il fiume.

Il 18 aprile, un’ordinanza firmata dal sindaco Ioculano – in accordo con la Prefettura – ha portato allo sgombero dell’accampamento informale creato negli ultimi mesi dai migranti lungo il greto del fiume Roja. “Ultimamente si erano verificate aggressioni e episodi di violenza non visibili a causa delle tende e si era anche venuto a creare un business del posto tenda, quindi era necessario ripristinare una sicurezza interna agli accampamenti”, racconta il questore Cesare Capocasa ad Avvenire.

La maggior parte dei migranti ha iniziato a raccogliere le proprie cose nei giorni precedenti l’arrivo delle ruspe: grazie all’attività di mediazione svolta da Ong, Caritas e associazioni locali si sono evitati scontri. “La situazione è complessivamente tranquilla”, spiega Daniele Zitarosa, operatrice dell’Ong Intersos, “anche perché non è stato necessario alcuno sgombero coatto: i circa 150 migranti che si riparavano tra tende e baracche erano già andati tutti via. Gli unici momenti di tensione ci sono stati quando una baracca ha preso fuoco, ma l’incendio è stato domato nel giro di pochi minuti”.

In questo momento, l’unica alternativa rimasta ai migranti è il Campo della Croce Rossa, centro che, però, “ha fortissimi limiti, considerata la promiscuità di uomini, donne, minori e famiglie, per non parlare di eventuali soggetti vulnerabili”, spiega sempre Daniela Zitarosa di Intersos.

L’ultima ordinanza emanata dal sindaco vieta di creare nuovi accampamenti o tende di fortuna. Tuttavia, sarà comunque possibile stazionare o dormire sotto il ponte con semplici teli e coperte.
Per questo, sarà interessante capire cosa succederà nel futuro più prossimo: i migranti sfollati dovranno decidere se trasferirsi effettivamente al campo Roja o se tornare ad insediarsi lungo il fiume, magari in zone meno visibili e precarie.

In questa escalation di difficoltà, sembra esserci spazio anche per una nota positiva: come dichiara a Riviera24, il Prefetto di Imperia Silvana Tizzano ha annunciato l’apertura entro l’estate di un centro dedicato all’accoglienza di minori stranieri non accompagnati. “Siamo ormai alla fine del percorso per creare un centro destinato ai minori“, dice Tizzano. Il centro che dovrebbe nascere nella sede della Croce Rossa in via Dante.

Anche in questo caso sarà interessante osservare la reazione della popolazione per la costruzione di questo nuovo centro nel cuore della città: lo scorso agosto, infatti, la proposta di realizzarne uno in zona “Marina San Giuseppe” era saltata a seguito di una protesta dei comitati di quartiere.

Ultima nota a margine. Lo scorso 27 aprile, Don Rito Alvarez – da tutti conosciuto come “il parroco delle Gianchette” – ha dichiarato che, dopo 10 anni di servizio, lascerà la sua Chiesa della Natività, diventata negli ultimi anni uno snodo fondamentale per la gestione dei flussi migratori, soprattutto nei momenti più critici.  “Ordini superiori”, la motivazione. “Il vescovo me lo ha chiesto e io ho ubbidito”, ha dichiarato il parroco alla redazione imperiese de “Il Secolo XIX”. In questi anni, “abbiamo accolto molte persone: le ho tutte nel cuore. Penso ai tanti bambini, ai minori non accompagnati. E, con tanta tristezza, ai ragazzi che sono morti: a Milet finita sotto un Tir in autostrada, a Gerasaki precipitato dal Passo della morte appena superata la frontiera”.

Parole che testimoniano come le criticità quotidiane del confine riguardino presone in carne ed ossa. E che i problemi – anche se parcheggiati a Soldano, San Biagio o Perinaldo – fanno sempre in tempo a tornare indietro.

di Lorenzo Balbo e Luca Vanelli