“Balbo t’è pasè l’Atlantic mo miga la Perma” (scritta sui muri di Parma)

Lo storico Eric Hobsbawm diceva che “l’utopia è probabilmente un dispositivo sociale necessario a generare sforzi sovrumani”. La storia di Guido Picelli ci porta a dare ragione allo storico anglosassone. Perché la vita di Guido Picelli è stata una vita sulle barricate, sempre e comunque, per difendere gli ideali in cui credeva.

Fin dall’infanzia, di umili origini, segnata dalla morte della madre, Picelli si è trovato a gettare il cuore oltre all’ostacolo. In giovinezza si racconta della sua passione per la lirica, il teatro e poi il cinema. In quegli anni si avvicina al Partito Socialista.

La prima guerra mondiale lo vede quindi fedelmente schierato sulle posizioni neutraliste sostenute dal partito, assegnato ad un reparto della croce rossa. In questo ruolo guadagnerà una medaglia di bronzo al valor militare per il coraggio dimostrato nel soccorrere i feriti. Inoltre, proprio in mezzo ai massacri delle trincee, matura in lui una nuova consapevolezza per cui deciderà di intraprendere la carriera militare. Uno spirito combattente come il suo non poteva sopportare di assistere impotente alla morte dei propri compagni.

Nel dopoguerra ritroviamo Picelli attivo nella costituzione dei gruppi in difesa del proletariato, attaccato dal nascente squadrismo fascista. La sua idea è quella di un “esercito popolare” al servizio dei socialisti per difendersi dagli squadristi. Dopo aver fondato la Guardia Rossa deciderà poi di aprire una sezione parmense degli “Arditi del Popolo”, associazione tra ex combattenti fondata a Roma da Argo Secondari.

In un clima di crescente tensione Picelli viene arrestato nel ’20, solo l’elezione a deputato nelle file socialiste consentirà la sua scarcerazione. Nel 1922 l’episodio chiave della vita di Picelli: nell’agosto del ’22 infatti Mussolini manda le sue squadracce agli ordini di Italo Balbo (oltre 10.000 uomini) provenienti da tutta la regione per stroncare la roccaforte parmense. Solo Parma infatti non era caduta davanti agli attacchi squadristi che avevano già sedato la resistenza nelle altre città emiliane.

Picelli da tempo organizzava la sua milizia popolare, gli arditi del popolo, in attesa dello scontro. Proprio attraverso la difesa popolare degli arditi e di tutta la popolazione cittadina di Parma gli antifascisti respingono Balbo. Da qui la scritta riportata in calce all’articolo, che voleva ricordare a Balbo (grande aviatore del regime fascista) che pur essendo riuscito nell’impresa della transvolata atlantica non era riuscito a passare la Parma, fiume della città.

Aldilà delle indubbie doti militari dietro la vittoria di Parma c’è la grande capacità organizzativa e politica di Picelli che ha saputo mobilitare socialisti, comunisti, anarchici e anche un gruppo del partito popolare. Lo stesso Balbo si dirà impressionato e Mussolini gli ordinerà di non riprovare l’impresa, vista la magra figura già rimediata.

Purtroppo però sia PSI che PCI non vedono di buon occhio la costituzione di un “esercito rosso” guidato dagli arditi e preferiscono impegnarsi nella lotta politica al fascismo.

Il fascismo ovviamente passerà in Italia ma Picelli, nonostante le violenze subite, continuerà il suo impegno politico. Nel ’24 compie un atto simbolico di aperta sfida al Fascismo ormai al potere: issa una bandiera rossa da Montecitorio il 1 maggio 1924, per protestare contro l’abolizione della festa del lavoro.

Ormai però la strada è segnata, nel 1926 i deputati dell’opposizione al fascismo vengono proclamati decaduti e come tanti altri Picelli viene mandato al confino. Dopo essere stato liberato prende la via dell’esilio, è il 1932. Una girandola di spostamenti lo porta in URSS, dove il suo innato attivismo non è visto di buon occhio dal nascente stalinismo. Decide quindi nel 1936 di accorrere in Spagna per difendere la repubblica nella guerra civile, inquadrato nelle Brigate Internazionali. Per la sua esperienza viene posto al comando di un Battaglione rendendosi protagonista di diverse vittorie.

Il 5 gennaio 1937 Guido Picelli viene colpito a morte in combattimento, il governo repubblicano gli renderà omaggio con i funerali di stato a Madrid, Valencia e Barcellona.

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